Persi tra le stelle

da "Il Piccolo Principe" di Antoine de Saint Exupery

Un aviatore, Fanni, ed un astronomo, Doc, si ritrovano a viaggiare insieme su uno sgangherato trabiccolo.
L’aereo, però, precipita in pieno deserto e i due strani compagni di viaggio si ritrovano a dover passare la notte in un ambiente inizialmente ostile, poi sempre più magico e coinvolgente.
L’assurda situazione mette in moto un processo di rimembranze, visioni e strani incontri, che fanno scoprire a ciascuno dei due nuove possibilità di affrontare la vita e se stessi, abbandonando le troppe infrastrutture che spesso ci costruiamo addosso e tornando ad essere più veri e più soddisfatti di sé.
A questo punto, come per magia, l’aereo ricomincia a funzionare e i due nuovi amici possono tornare a casa, felici di essersi persi tra le stelle.

Scheda

Titolo
Persi tra le stelle

Con
Silvia Civilla, Annalisa Legato

Regia
Gianluigi Gherzi

Sceneggiatura teatrale
Eleonora Fumagalli

Note critiche

Il sogno può rivelarsi un passaggio obbligato necessario alle trasformazioni. In ogni passaggio alle nostre età successive, non dovremmo mai abbandonare «il bambino che è in noi», che tanto bene Antoine de Saint-Exupéry rappresenta nella figura del Piccolo Principe. Convinti che si tratti più che altro di una favola per adulti, abbiamo provato a leggerla con gli occhi di un bambino che, proprio perché tale, ancora non sa cosa significhi dimenticarsi di sé, crescendo.
Il volo, il viaggio, le stelle, la notte, il sogno, la magia, i mutamenti delle cose e di noi stessi, sono stati i temi che abbiamo affidato ai protagonisti, due figure un po’ comiche di adulti «a tutto tondo», a cui fanno da controfigura il Lampionaio e l’Ubriacone, due aspetti di un’umanità sciocca e abbandonata a se stessa.
Il tema del viaggio si articola in tre fasi: la caduta in mezzo al deserto, il sogno che tutto trasforma e il ritorno. Nel viaggio fantastico diventa possibile uscire da se stessi e abbandonarsi al meraviglioso senza la preoccupazione di non essere più credibili. Allora il ritorno non è più solo questo, ma l’inizio di un nuovo viaggio verso la propria quotidianità che non è più possibile vivere nello stesso modo di prima: la rete di certezze razionali si è lacerata, lo sguardo bambino ripristina la propria dignità e autenticità.
Il groviglio fiabesco diventa il segno di un rito di passaggio, un segno che accompagni a casa ogni nostro spettatore.

Eleonora Fumagalli